Vi riproponiamo un articolo che abbiamo pubblicato qualche tempo fa sulla rivista “La compagnia dei viaggiatori ” su questo affascinante personaggio .

Anche se i testi di e su Alexandra David Néel (1868-1969) continuano ad essere dei “long sellers” in libreria, concentrarne la forte personalità in un’unica definizione è piuttosto limitante. Grande esploratrice? Spirito libero e femminista ante litteram? Orientalista, cantante lirica, oppure anarchica e attivista politica? Alexandra è morta a 101 anni e nella sua lunghissima vita è stata tutto questo e molto altro, conciliando l’anelito artistico ereditato dal padre, con una “irrequietezza” che ne fa un personaggio modernissimo e a noi vicino. La sua contemporaneità è testimoniata anche dall’influenza che esercitò su figure come Alan Watts, Jack Kerouac ed Allen Ginsberg, padri del movimento Beat americano che devono alla scrittrice gran parte delle conoscenze in materia di buddismo e di misticismo presente nelle loro vite e nelle loro opere.

Il tema che più sta a cuore ad una rivista come questa peraltro, sono i suoi viaggi nel continente asiatico e le esplorazioni di aspetti culturali e religiosi poco conosciuti in occidente, soprattutto agli albori del ventesimo secolo.La sua fama internazionale è legata al fatto che fu la prima donna occidentale a riuscire ad entrare a Lhasa, città sacra d’Oriente, dopo un viaggio di 8.000 km durato tre anni, ricco di peripezie, agguati e cambiamenti di rotta. L’ingresso clandestino in Tibet avvenne travestita da mendicante cinese, sfidando non solo le autorità tibetane ma anche quelle britanniche, che avevano segnalato ai paesi confinanti l’indesiderata viaggiatrice francese. Alexandra riuscì ad eludere lo spionaggio e ad arrivare a Lhasa, la città proibita. Aveva già 55 anni e viaggiava a piedi in pieno inverno alle alte quote dei valichi tibetani con unico compagno, un giovane monaco, il lama Aphur Yongden, che in seguito adottò come figlio e con cui sviluppò un legame fortissimo. Lui mendicava per lei una ciotola di riso o qualche avanzo quando incontravano carovane di pellegrini, dormivano all’addiaccio all’aperto o in grotte. Alexandra parlava tibetano, cinese e numerosi dialetti, che alternava in modo da non far scoprire la sua vera provenienza.

Nel leggere la sua biografia si scopre che la ricerca del viaggio fu la nota dominante di tutta la sua vita. All’età di diciotto anni ,1886, aveva già visitato per conto proprio Spagna, Svizzera e Gran Bretagna. Qualche anno dopo si recava per la prima volta in India, riunendosi ai teosofi ed entrando in contatto con alcuni importanti maestri indiani. Tornando in Europa intraprese per un periodo la carriera musicale, e a Tunisi, come direttrice di teatro, incontro Philip Néel che divenne suo marito e mecenate, in un mènage forzatamente aperto, perchè non era certo facile opporsi ad una come Alexandra. Nel 1911 tornava nell’amata India con il consenso del marito, per un viaggio che avrebbe dovuto durare pochi mesi e che la rivedrà in Europa solamente 14 anni dopo. In questo periodo visse esperienze straordinarie, culminate appunto con l’ingresso a Lhasa, ove acquisì conoscenze uniche presso i monasteri tibetani, esposte in opere oramai notissime.

Al rientro in Europa divenne una celebrità internazionale, ricevendo riconoscimenti nel campo degli studi orientali e intraprendendo una fortunata attività come scrittrice e conferenziera. Il richiamo del viaggio era però troppo forte, e nel 1937, a quasi settant’anni, ritornò in Oriente, approdando con la Transiberiana in una Cina immersa nella guerra civile prima e con il Giappone poi, e le vicende belliche protrassero il suo soggiorno sino al 1946. Da allora, sino alla sua morte avvenuta nel 1969 nel “buen retiro” di Samten Zong a Digne (ora un museo, in Provenza), continuò a lavorare costantemente, rinnovando il suo passaporto sino all’età di 100 anni, tra la sorpresa degli impiegati incaricati del rilascio!

Nel corso della sua lunga vita ricevette importanti riconoscimenti ufficiali, fra cui la Legion d’honneur e la medaglia d’oro della Società Geografica di Parigi, sua città natale, ma quello che probabilmente le dette più soddisfazione fu l’essere dichiarata ufficialmente “lama” nel suo amato Tibet. Quattro anni dopo la sua morte, le ceneri di Alexandra David-Néel, la prima donna occidentale ad entrare nel Tibet, vennero sparse nelle acque del Gange nella città sacra di Benares, ultimo omaggio a quella cultura ed a quella religione a cui aveva dedicato gran parte della sua vita.

Per chi desiderasse approfondire la conoscenza di questa grande viaggiatrice, oltre ad una visita al “Samten Zong” di Digne, e al sito ufficiale www.alexandradavid-neel.org, consigliamo di leggere il famosissimo Viaggio di una parigina a Lhasa di Voland Edizioni e Le Vite segrete di Alexandra David-Nèel di B. e M. Foster, Edizioni Cda Vivalda .